Mag201529

idifensoriIn questo primo articolo speciale ripercorriamo la storia dei difensori del Santuario di Sayida Zainab nella zona sud di Damasco.

La guerra contro la Siria ci ha permesso di conoscere la volontà ed il sacrificio da parte dei siriani stessi ma anche dei combattenti Hezbollah nella difesa dei luoghi di culto, siano essi luoghi santi per i musulmani o per i cristiani, dalla furia iconoclasta dei terroristi islamisti di Daesh (Isis) e di altri gruppi.

Di solito i media occidentali non si sono mai soffermati ne tantomeno hanno ritenuto opportuno divulgare e approfondire che molti di questi luoghi sono difesi dall’Esercito siriano (quello di Assad per intenderci…) e da una serie di gruppi paramilitari e milizie create ad hoc e formate da cristiani e musulmani.

Una di queste, la Liwa’a Abu Fadl al-Abbas (LAFA-Brigata “Abu Fadl al-Abbas”) si è formata nel 2012 e da allora fino al 2014, ha difeso tutti i quartieri a sud della capitale siriana nati intorno ad un importante luogo di culto, il Santuario di Sayida Zainab appunto, caro alla tradizione islamica ed in particolar modo a quella sciita.

La Brigata Abu Fadl al-Abbas pur essendo formata principalmente da combattenti sciiti iracheni, siriani, libanesi, ha avuto nei suoi ranghi numerosi combattenti sunniti e drusi, ed è stata organizzata sull’esempio dei gruppi Kata’ib Hezbollah e Asa’ib Ahl al-Haq iracheni e sugli Hezbollah libanesi.

Il gruppo che usa soprattutto immagini, simboli e slogan della tradizione sciita e nato per difendere il santuario di Zainab ha nel tempo ingrossato le proprie fila, arrivando a contare ca. 10.000 combattenti, e soprattutto dal 2013 in poi, si è schierato in difesa di tutti i luoghi di culto o di interesse storico siriani, sollevando in questo modo da tale impegno le unità dell’esercito, in particolar modo la Moschea degli Omayyadi, Bab al-Saghir, la Grande Moschea di Aleppo, il Krak des Chevaliers, le antiche città di Bosra e Palmira.

Con l’aggravarsi nel 2014 della situazione in Iraq , a causa dell’avanzata dell’Isis, oltre 3.000 combattenti della Liwa’a al-Abbas di origini irachene sono rimpatriati per proteggere questa volta i santuari in Patria.

Giovanni Feola

(nella foto: Combattenti della LAFA con al centro il comandante Abu ‘Ajeeb caduto in combattimento contro AlQaeda/AlNusra)

 

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